CASARI PER UN GIORNO A MALGA PRÀ DI MEZZO
Con Eleonora e la sua famiglia scopriamo come si prepara il formaggio e come
si vive in malga
E pensare che, come ci racconta Eleonora stessa, quando andava in prima superiore lei detestava la montagna e preferiva stare a Rovereto. Difficile crederci adesso, considerando che, mentre ci racconta della storia della sua famiglia e della sua vita qui in malga, la sua voce vibra per l’emozione e i suoi occhi si illuminano come quelli di chi sa di aver fatto la scelta giusta. Mentre chiacchieriamo arriva Celeste, sua figlia, una piccola adorabile malgara, che ci mostra il bottino della sua passeggiata: un cestino carico di frutti di bosco. Il suo modo di fare sicuro e gentile con gli animali, il suo sorriso e i racconti della sua vita in montagna (è lei che ci spiega come si fa il formaggio e quali sono gli attrezzi del mestiere) ci confermano che qui, nonostante la vita sia molto impegnativa, si sta bene e si è felici con poco.
Eleonora ha deciso di prendere in gestione questa malga due anni fa e di far tesoro degli insegnamenti della sua famiglia: già negli anni 80, mentre in molti lasciavano il mondo dell’alpeggio, suo nonno, suo papà Gianfranco e i suoi zii Renzo ed Emilio hanno deciso fondare l’Azienda Agricola Iseppi, costruire una stalla, prendersi carico delle mucche di chi si stava trasferendo altrove e di non conferire più il latte al Consorzio, ma di iniziare a fare il formaggio per venderlo. Per quattro mesi all’anno si andava da Malga Monticello a Malga Zocchi man mano che le temperature salivano e tutti erano dediti a questa vita: allevatori durante l’anno e transumanza nei mesi estivi in malga.
Il fratello di Eleonora, Raffaele, già da piccolo appassionato di montagna e animali, nel 2017 prende in mano l’azienda di suo padre, ora “Azienda Agricola Iseppi Raffaele”, per proseguire il suo lavoro e continuare la tradizione della transumanza; in Malga Zocchi la mamma si occupa di vendere i prodotti e preparare i piatti tipici come gli gnocchi con la Fioretta, la polenta e tosella, etc. essendo la malga anche agriturismo; poi arriva il momento di Eleonora e, quando i suoi zii vanno in pensione, lei decide senza esitazione di prendere in gestione Prà di Mezzo per aiutare suo fratello e intraprende questo percorso insieme al suo compagno. Ci racconta che ha imparato a fare il formaggio dallo zio e che la prima volta era agitatissima, ma ora è fiera che i clienti apprezzino i suoi prodotti: caciotte, ricotte, formaggio fresco e stagionato. I sapori rispecchiano la biodiversità del territorio in cui pascolano le mucche. Con suo fratello c’è uno scambio continuo di esperienze e conoscenze.
Le chiediamo di raccontarci della vita quotidiana qui in malga: I ragazzi si svegliano alle 5.20 del mattino per radunare le mucche e iniziano la mungitura alle 6.00; nel frattempo, Eleonora spanna il latte messo la sera prima nelle vasche di affioramento. Dopo la mungitura si fa colazione, ci si prende cura dei vitelli e dei maiali, uno dei suoi collaboratori va al pascolo, portando le mucche sempre in posti diversi. Sono 13 mucche e 32 manze e, possiamo testimoniarlo, si vede che vivono pacifiche e serene. Arriviamo al frutto del loro lavoro, il formaggio: Eleonora e Celeste ci accompagnano nel piccolo punto vendita e ci spiegano cosa si può trovare, variando da stagione a stagione: caciottine con erbe aromatiche o peperoncino, formaggio fresco o stagionato, ricotte fresche e affumicate. Ci incuriosisce un formaggio dal nome strano, il “musso”, ed Eleonora ci racconta essere una ricetta di suo zio che, non volendo sprecare niente, raccoglieva tutti i resti del formaggio dalla caldera, creava una specie di impasto di formaggio e lo metteva negli stampi ad affumicare. Perché chiamarlo “musso?” Perché quando è molto stagionato diventa duro come la testa di un asino e bisogna grattugiarlo per mangiarlo. Lo abbiamo assaggiato e confermiamo che lo zio ha avuto proprio una bella idea, oltre che sostenibile, nel pieno spirito della montagna, dove non si butta via niente e si recupera il più possibile, perché le risorse sono scarse.
La malga è uno stile di vita, è un impegno costante a preservare il territorio, almeno questo è quello che ci trasferisce Eleonora, che alla domanda se sia felice o se si sia pentita di questa scelta, risponde senza esitazione “non tornerei indietro, anzi, mi spiace che possiamo stare in malga solo pochi mesi all’anno. Qui stacchi da tutto, senti un’energia diversa appena arrivi, smetti di guardare il telefono e l’orologio ed entri in sintonia con la natura. Viviamo in base alle mucche e alle loro esigenze, sono loro che dettano i nostri ritmi”.
A questo punto vi starete chiedendo “loro vivono lì, ma noi come possiamo godere di questo angolo di paradiso, anche solo per un po’?”. Potete fare una bella escursione, fermarvi qui qualche ora, mangiare un bel tagliere dei formaggi e composte fatti in malga e di salumi preparati dalla famiglia stessa di Eleonora. Dovete rilassarvi e ascoltare il piacevole silenzio che vi abbraccia, interrotto solo dai campanacci delle mucche. Se avete dei bambini, vedrete che non si annoieranno perché, oltre all’angolo giochi, ci sono maiali, galline e mucche da visitare e tante cose che possono imparare dalla natura.
A questo punto chiediamo ad Eleonora di spiegarci come si arriva a Malga Prà di Mezzo: “Dal passo Pian delle Fugazze, dove si può parcheggiare, ci si arriva a piedi in 40 minuti, per un sentiero comodo, percorribile anche con il passeggino. Se qualcuno ha qualche difficoltà motoria o ha delle persone anziane da accompagnare, basta chiamare per sapere dove si trovano i permessi per poter arrivare in auto. Volendo si può andare a Malga Bovental e poi venire qui, ma non essendoci un sentiero, alcuni da lì vanno direttamente al Rifugio Campogrosso. Da Campogrosso si può arrivare a piedi in circa 30 minuti”.
Malga Prà di Mezzo è situata in Alpe di Campogrosso, a 1.490 m.s.l.m., in Vallarsa. Una zona ricca di panorami, circondata da piccole Dolomiti, il Baffelan, il Cornetto, il Monte Pasubio.
Che dite, ci torniamo insieme?
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