Fattoria del Legno

La Fattoria Didattica dove è Natale tutto l'anno. Andrea ci parla del suo progetto di valorizzazione del territorio.

Che dire, iniziamo dalla fine dell’intervista: Andrea ci invita a sederci a tavola con lui, tira fuori il suo tagliere di legno e del formaggio, ci prepara un bombardino con la panna…ed è già come se ci conoscessimo da una vita. E’ una bellissima giornata di sole, si sta bene fuori, anche se fa freddo, ma l’accoglienza di Andrea è talmente calorosa che ci sentiamo al caldo, a casa. E allora lo ascoltiamo con trasporto, mentre ci racconta di com’è nato questo posto incredibile, una Tree Farm fuori dal comune, dove si percepiscono un profondo rispetto per la natura e la volontà di contribuire a salvaguardare il territorio e l’ambiente.
Andrea, come hai unito il mondo della Fattoria a quello del legno?
Dal 1998 ho lavorato nel settore delle costruzioni di legno, dapprima come operatore, poi dal 2007 con la mia attività, l’Istituto Lazzari Zenari, con la quale ho collaborato per vario con il governo austriaco nell’ambito delle certificazioni. Ho viaggiato in Italia, in Europa e anche nel mondo, finché non ho deciso di dedicarmi solo alla didattica e al bosco. Ho intrapreso l’attività agricola, inizialmente legata alla produzione di legna da ardere, delle betulle e degli alberi di Natale, avendo la concessione come vivaio. Poi ho cominciato con i corsi di carpenteria, il primo è durato 5 giorni e abbiamo costruito la nostra baita, che funge anche da aula didattica. Dalla tempesta Vaia in poi, ho cominciato a recuperare i tronchi degli alberi caduti e a realizzare vari manufatti, come aule didattiche esterne alle scuole, con tavoli e sgabelli, in modo che si potesse studiare anche all’aperto. Ho una segheria mobile e per tre mesi all’anno mi occupo degli alberi di Natale, per i quali ho clienti soprattutto stranieri, gli americani che vivono a Vicenza, che vivono di più la tradizione delle Tree Farm e che devo avere l’albero pronto a novembre, prima della Festa del Ringraziamento.

Andrea nella piccola baita adibita ad aula didattica, dove è Natale tutto l’anno. 

Una Tree Farm vocata alla produzione di alberi di Natale. Spiegaci perché da voi, come si legge sul vostro sito, “è Natale tutto l’anno?”
Anche se venite a trovarci ad agosto, la baita è addobbata come se fosse la casetta di Babbo Natale, ma soprattutto, quello che faccio con gli alberi di Natale è davvero molto particolare: normalmente una Tree Farm, o chi li vende, li taglia e quindi li fa morire. Io li consegno in vaso e poi a gennaio vado a riprenderli per ripiantarli qui in Fattoria. Cerco di dare una seconda vita a più alberi possibile e di rendere questa festa più sostenibile. In una decina d’anni spero di avere qualche migliaio di alberi e di accogliervi in un bosco permanente di Natale.
Veniamo alla Fattoria Didattica: che esperienze si possono fare a contatto con gli animali?

Dallo scorso anno abbiamo le pecore di Foza, le alleviamo con il metodo che usavano i pastori, vale a dire al pascolo. I bambini si divertono e imparano molto dal contatto con gli animali, oppure a raccogliere il fieno, a rotolare sull’erba o semplicemente a sedersi attorno a me e ad ascoltare le storie del bosco. Un esempio di attività è quella che abbiamo fatto con una scuola internazionale di Thiene: abbiamo parlato della vita del bosco, della lavorazione del legno e del caminetto, tutte esperienze che faccio quotidianamente.

Nuovi nati in fattoria.

Piccoli boscaioli crescono: qui alla Fattoria de legno i bambini imparano a conoscere e a rispettare gli alberi e il bosco, mentre gli adulti, più o meno professionisti, affinano la lavorazione del legno.
Insegno a fare le baite e manufatti con i tronchi, compresi elementi di arredo. Un corso è in partenza proprio a fine gennaio. Mi sposto anche per fare formazione nelle scuole, ad esempio con la Scuola Ceccato abbiamo lavorato alla costruzione di un’aula didattica esterna da 20 posti coperta da una tettoia, grazie ad un finanziamento del Ministero dell’Istruzione finalizzato a mettere nella condizione le scuole di fare didattica all’aria aperta. Stessa cosa ad Asiago, Chiuppano e Carrè: io insegno come fare, poi il manufatto gli rimane, ovviamente usiamo solo legno di recupero, dalla foresta Vaia o di seconda mano, sempre nell’ottica della sostenibilità e della lotta allo spreco.
La vostra vocazione alla valorizzazione turistica del territorio avendo come filo conduttore il bosco e gli alberi vi ha portati a progettare un agri-campeggio per i viaggiatori con lo zaino in spalla.

È un progetto in corso, devo ancora fare il deposito in Comune: l’obiettivo è quello di realizzare dei bagni e delle docce nella seconda parte della baita e poi di aprire un campeggio solo per le tende e per i turisti con lo zaino in spalla. Anche qui, impatto zero: l’acqua per i bagni la recupero dal cielo, la corrente dal pannello fotovoltaico. Gli lascio anche i fornelli, se vogliono cucinare qualcosa. Perché qui si può ritrovare la pace, anche se siamo vicini alla città? Perché a differenza di Asiago e Cortina, che lavorano tanto a livello turistico, e della pianura, dove si lavora con l’agricoltura, la Pedemontana è stata per lungo tempo abbandonata, quindi la natura si è ripresa i suoi spazi, l’intervento antropico si è ridotto.

Parlaci dei prodotti dell’azienda agricola, in particolare delle vostre patate, che hanno ottenuto un riconoscimento speciale. 
Ho le zucche, soprattutto ornamentali, e le patate, che hanno ottenuto il riconoscimento di “Prodotto di Montagna: Caltrano è Pedemontana, ma avendo i boschi è considerato anche comune di montagna. Le zucche sono soprattutto ornamentali, le patate le coltivo e le raccolgo a mano, niente macchine, solo la zappa, per cui non possono costare meno di 2 € al kilo, non 0,50 € come al supermercato.

Non manca niente e non ti manca niente qui, alcune cose che sembrano essenziali nella vita di tutti i giorni, qui passano in secondo piano.

Andrea, Fattoria del Legno

Andrea sei felice qui?

Sì, io sono felice. Avevo una società che fatturava quasi 300.000 all’anno, anche se alla fine il guadagno si riduceva tanto, date le spese. Tante responsabilità, tanti chilometri percorsi, c’era da correre come matti. Era un bel lavoro, si lavorava in partnership con il governo austriaco, insomma era una attività ben avviata. Anche se ne fosse valsa la pena dal punto di vista economico, non ne valeva dal punto di vista umano, per cui ad un certo punto ho deciso che era arrivato il momento di smettere e ho cambiato vita, dedicandomi completamente alla Fattoria. Un lavoro che ti consente di avere una migliore qualità di vita, anche la mia famiglia è contenta e mia moglie, laureata in Giurisprudenza e che ha lavorato in Studio, ha deciso di aprire una fioreria e di seguire un suo sogno. Ho una bimba che fa la quarta elementare ed una al primo anno di liceo. Qui c’è tutto, sento talmente tanto calore in mezzo alla natura, tanta serenità, che mi scalda il cuore anche se fa freddo, anche se si fa fatica. Per chi volesse provare a lavorare in mezzo alla natura, metto a disposizione i tavoli esterni. Dove c’è lo spazio didattico si possono organizzare serate in compagnia, scaldarsi con il fuoco, preparare da mangiare. Non manca niente e non ti manca niente qui, alcune cose che sembrano essenziali nella vita di tutti i giorni, qui passano in secondo piano e molte cose smettono di essere un problema.

È arrivato il momento di andare a trovare gli agnellini appena nati e la figlia di Andrea ci accompagna. Ci fermiamo a salutare gli asini e i pastori maremmani, una massa di pelo e coccole, e Andrea ci spiega che gli agnelli sono in totale 14 e che per il momento si occupano di mangiare l’erba e tenere pulito il paesaggio. Ci fermiamo ancora un po’ ad assaporare il silenzio, l’aria frizzante, il sole che filtra tra gli alberi e poi salutiamo la Fattoria, con l’intento di tornare a trovare Andrea e lasciarsi ispirare dal suo amore per la vita e per la natura.

Note sull'autore

Daniela Belfatto

Professionista in ambito Marketing e Comunicazione, con una specializzazione in Food&Wine Marketing, Daniela cura per la rivista l’inserto mensile Colori e Sapori: produttori, consorzi di tutela, blogger, enti turistici, guide ambientali, fattorie didattiche, sommelier…in tanti sono passati dalla sua penna. Non si definisce una giornalista enogastronomica, piuttosto una “degustatrice di storie”; più che una travel blogger è una “curiosa girovaga”. Insaziabile collezionista di nuove esperienze, per lei le belle storie sono come il buon cibo: vanno condivise. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza più gratificante con Colori e Sapori: “Quando una persona che avevo intervistato, rileggendo la sua storia attraverso le mie parole, ha detto di essersi commossa. Sapere che quello che scrivo riesce ad emozionare e a valorizzare qualcuno mi rende felice”.

Daniela Belfatto

Professionista in ambito Marketing e Comunicazione, con una specializzazione in Food&Wine Marketing, Daniela cura per la rivista l’inserto mensile Colori e Sapori: produttori, consorzi di tutela, blogger, enti turistici, guide ambientali, fattorie didattiche, sommelier…in tanti sono passati dalla sua penna. Non si definisce una giornalista enogastronomica, piuttosto una “degustatrice di storie”; più che una travel blogger è una “curiosa girovaga”. Insaziabile collezionista di nuove esperienze, per lei le belle storie sono come il buon cibo: vanno condivise. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza più gratificante con Colori e Sapori: “Quando una persona che avevo intervistato, rileggendo la sua storia attraverso le mie parole, ha detto di essersi commossa. Sapere che quello che scrivo riesce ad emozionare e a valorizzare qualcuno mi rende felice”.

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